Il nome di Marija Gimbutas non è estraneo a nessun appassionato di archeologia e miti e una citazione speciale non può che esserle tributata anche in questo blog.
Nel suo indispensabile saggio “Il linguaggio della dea”, una vera e propria pietra miliare per lo studio di queste materie, Marija Gimbutas dedica infatti alcuni passaggi fondamentali alle pietre forate naturali.
All’interno del libro è inserita una sezione 15.7 “Pietre forate” (nel capitolo dedicato alla Madre Terra), la quale ricorda i fori rotondi spesso inseriti nelle lastre in pietra e nelle pareti divisorie sistemate all’interno dei dolmen megalitici e delle tombe a corridoio e a galleria. La pietra forata è infatti oggetto di un culto ininterrotto da tempi immemori.
Marija Gimbutas collega direttamente la venerazione delle pietre con i fori, presenti in molti monumenti antichi, con quella delle pietre forate considerate miracolose in molti luoghi d’Europa, come Irlanda, Scozia, Inghilterra, Francia. Esse erano usate per curare i bambini fragili e deboli, facendoli passare attraverso il foro “nella convinzione che quest’atto procurasse loro salute“. I bimbi erano introdotti nel foro per la testa dal lato esterno. Questo, sottolinea sempre Gimbutas, avveniva anche nelle chiese, dove tali pietre erano (e sono tuttora) considerate miracolose.
Grazie al suo grande lavoro sui simboli, Marija Gimbutas è anche una fonte preziosa per collegare l’atto dell’attraversare la pietra con quello della rinascita, in quanto le pietre forate erano come le tombe, a forma di vulva, dove era necessario passare per uno stretto pertugio per arrivare (tornare) alla vita.
Nel suo glossario dei simboli, infine, la voce “Pietra forata” è così inserita: “Strisciarvi attraverso significava rafforzarsi con l’energia della Dea accumulata nella pietra; rinnovamento, iniziazione, salute“.