Spongiali silicei che bucano la pietra

Nel 1829 presso l’Ateneo Veneto il dottor Giovanni Domenico Nardo, medico e membro di più accademie, legge alla platea un propria ricerca che è destinata a suscitare meraviglia ai suoi colleghi medici e naturalisti: Nardo, che per diletto si occupa di ricerche su animali marini come i polipi, ha voluto infatti approfondire un tema conosciuto a quel tempo ma mai veramente esplorato dai suoi contemporanei.

Nella sua Memoria, il medico ricorda che è già noto come “varie specie di Conchiglie marine quali sono le Teredini, le Foladi, certi Mittoli, le Sassifraghe, le Rupellarie, le Fistolane, le Gastrochene, nonché alcuni Anellidi (…) sanno farsi strada attraverso i legni ed i sassi od altre spoglie calcaree di animali marini, vivendo e crescendo all’interno di essi di essi in modo da recar medaglia”.

La scoperta di Nardi è che esistono alcune spugne (spongiali), osservabili solo perché rilasciano una sostanza gialla, che scavano nella roccia (o nella conchiglia) al punto talvolta da distruggerla o provocarvi dei fori, trascorrendovi all’interno anche un lasso di tempo quando sono ancora vivi, e anche in questo periodo attivano le proprie proprietà litofaghe (ovvero, la capacità di corrodere).

Il potere litofago sarebbe attivato non da una forza meccanica (ovvero non dai movimenti della spugna) ma forse da “un umore decomponente i sali calcarei costituenti i corpi con cui vien messo a contatto (..): come però questo umore s’ingeneri, di qual natura esso sia, riesce molto difficile il determinarlo“.

Il documento “‪Sopra un nuovo genere di spongiali silicei intitolato Vioa il quale vive nell’interno delle pietre e de’ gusci marini perforandoli in mille guise memoria letta al Veneto Ateneo il giorno 29 aprile 1829 … dal dottor Giovanni Domenico Nardo‬” si può trovare online su Google Books a questo link.

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